di Armando Carravetta
Università degli Studi di Napoli Federico II
Ci sono aspetti della vita quotidiana nei quali noi italiani, anche quelli del profondo sud, sentiamo di essere europei. Le automobili più eco compatibili, ad esempio, sono euro 5, o euro 6.
Guai ad avere una macchina Euro 4 che non può circolare nelle grandi
città.
Per gli elettrodomestici ci siamo abituati alle targhette colorate che individuano subito le classi di consumo.
Persino sulle lampadine insistono le stesse etichette e passiamo a tecnologie sempre nuove, neon, led e chissa' quant'altro.
C'è però un campo dell'illuminazione in cui non vogliamo proprio
cimentarci ed è la cultura, vero faro della civiltà e del progresso
socio economico. Per la verità qui il richiamo dell'Europa e' meno stringente. Non si
parla di direttive o regolamenti, ma di politiche comunitarie. Quasi a
lasciare intendere che si lascia ciascun paese libero, su alcune
materie, di agire motu proprio, mentre su altre, vedi
il rapporto debito pil, i vincoli sono così stringenti da strozzare. Ciononostante l'Europa non ci vorrebbe ignoranti. Vorrebbe aumentare il
numero dei laureati, favorire l'integrazione già durante la laurea,
sviluppare ricercatori e docenti di qualità.
Eppure i governanti italiani hanno deciso di usare proprio scuola,
università e ricerca come un porcellino da cui rubare quel che manca per
ogni occorrenza, ieri un po' di cassa integrazione, oggi gli 80 Euro
promessi alle famiglie, domani chissà. Strano modo di fare quello di promettere 80 Euro alle famiglie e
costringere le università ad aumentare le tasse di 100 o magari 200
Euro, come se quei soldi non uscissero da quelle stesse famiglie.
Nel frattempo scuola, università e centri di ricerca vivono una lenta
agonia, fatta di taglio di sezioni e corsi di laurea, numeri chiusi,
inutili riorganizzazioni per fantomatiche riduzioni dei costi,
ipertrofia amministrativa causata dal controllo ossessivo
della spesa corrente. E così in Italia stiamo crescendo giovani dotati di nuovi cervelli a
risparmio energetico, in quanto del tutto incapaci di pensare come i
loro coetanei europei. Triste primato di cui andare fieri!
CoNPAss si propone di rafforzare il ruolo che l’Università pubblica svolge per la crescita sociale, culturale e produttiva del Paese, salvaguardandone l’autonomia in piena coerenza con i principi della Carta Costituzionale, valorizzare il lavoro delle persone che costituiscono l’interezza della comunità scientifica del Paese, patrimonio della collettività, difendere il diritto allo studio garantito dalla Costituzione, le funzioni dell’Università statale e la sua autosufficienza finanziaria.
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