Il Presidente dell'ANVUR Sergio Fantoni risponde a CoNPAss che, in un post pubblicato in questo blog lo scorso 27 ottobre, manifestava preoccupazione per alcune notizie di stampa riguardanti un componente ANVUR e chiedeva che fosse reso noto il tempo dedicato annualmente da ciascun membro del Consiglio Direttivo alle attività istituzionali dell'Agenzia.
Nella risposta, il Presidente Professor Fantoni precisa che, "sulla base di un impegno assunto in precedenza", l'attività di Sergio Benedetto - 20 ore complessive per un compenso lordo di 2.318 euro - era relativa "alle code di una precedente attività di valutazione". Tale affermazione sembra però contraddetta da ROARS, secondo cui la data di stipula del contratto (05/05/2011) risulta posteriore alla data di nomina del Consiglio direttivo dell’ANVUR.
CoNPAss, pur ringraziando il Presidente ANVUR per la sollecita nota di riscontro, si vede tuttavia costretto a rimarcare che la propria richiesta di conoscere quanto tempo sia stato dedicato annualmente da ciascun membro del Consiglio Direttivo ANVUR alle attività istituzionali dell'Agenzia rimane ad oggi inevasa.
CoNPAss si propone di rafforzare il ruolo che l’Università pubblica svolge per la crescita sociale, culturale e produttiva del Paese, salvaguardandone l’autonomia in piena coerenza con i principi della Carta Costituzionale, valorizzare il lavoro delle persone che costituiscono l’interezza della comunità scientifica del Paese, patrimonio della collettività, difendere il diritto allo studio garantito dalla Costituzione, le funzioni dell’Università statale e la sua autosufficienza finanziaria.
domenica 9 novembre 2014
lunedì 27 ottobre 2014
L'ANVUR sia più trasparente
Il Coordinamento Nazionale dei Professori Associati (CoNPAss), giudica preoccupanti le notizie riportate dalla stampa relative alla vicenda Finpiemonte ed in particolare riguardanti il possibile coinvolgimento di un membro del Direttivo dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Nazionale Universitario e della Ricerca (ANVUR).
Senza voler intervenire su una vicenda personale e di pertinenza della Giustizia e della Corte dei Conti, si osserva che un incarico di consulenza così pesante da comportare un compenso confrontabile con quanto percepito per l' attività nel consiglio direttivo dell' ANVUR sembrerebbe poco compatibile con un pieno impegno nelle attività dell' Agenzia.
CoNPAss chiede quindi pubblicamente che il Presidente dell'ANVUR renda noto quanto tempo sia stato dedicato annualmente da ciascun membro del Consiglio Direttivo alle attività istituzionali dell'Agenzia.
Siamo certi che non sfuggirà all'attuale Direttivo l'importanza di un segno di trasparenza, analogo a quanto da decenni obbligo di legge di ogni docente universitario, soprattutto nell'approssimarsi della fine del primo mandato del Direttivo.
martedì 14 ottobre 2014
La riforma Gelmini. Il giorno dopo
Pubblichiamo questo intervento di Petronia Carillo (SUN e CoNPAss) presentato in occasione del 12° Congresso Nazionale della Società Italiana dei Chirurghi Universitari (SICU), Roma, 13-14 ottobre 2014. La Prof. Carillo è stata invitata dal Prof. Ludovico Docimo a presentare una lettura sulle conseguenze della L.240/2010. Questo Lettura si svolge nell’ambito della mobilitazione europea “Per la Scienza e la Cultura”.
Breve ed incompleto excursus sulla L. 240/2010 per descrivere i problemi devastanti dell’Università Statale italiana a partire dalla sua applicazione (1383 giorni fa).
Il mondo politico, negli ultimi anni, si è occupato costantemente di Università e Ricerca ma l’ effetto evidente è stato un taglio massiccio del finanziamento statale, che è diminuito, in termini reali, di circa il 18% negli ultimi 5 anni (al netto dell’inflazione), corrispondenti ad oltre 1 miliardo di euro.
[continua a leggere su www.inchiestaonline.it]
Breve ed incompleto excursus sulla L. 240/2010 per descrivere i problemi devastanti dell’Università Statale italiana a partire dalla sua applicazione (1383 giorni fa).
Il mondo politico, negli ultimi anni, si è occupato costantemente di Università e Ricerca ma l’ effetto evidente è stato un taglio massiccio del finanziamento statale, che è diminuito, in termini reali, di circa il 18% negli ultimi 5 anni (al netto dell’inflazione), corrispondenti ad oltre 1 miliardo di euro.
[continua a leggere su www.inchiestaonline.it]
lunedì 6 ottobre 2014
Per la Scienza - Per la Cultura
In Italia si stanno programmando vari eventi che saranno via via pubblicizzati sul sito www.perlascienzaperlacultura.eu, che continueranno in tutti i maggiori atenei e enti di ricerca del paese e si concluderanno in una manifestazione a piazza del Pantheon a Roma il 18 ottobre. Si tratta di incontri volti innanzitutto a fornire il quadro di una situazione che si è avviata verso un punto di non ritorno: ma le tendenze negative degli ultimi sette anni potrebbero ancora essere fermate e addirittura invertite, ma questo richiederà una maggiore consapevolezza dell’importanza di un sistema universitario efficiente per lo sviluppo economico e sociale del paese da parte sia dei leader politici sia dell’opinione pubblica.
Giovedì prossimo sarà pubblicata su Nature la lettera scritta per lanciare l’appello Europeo. Dopo dovrebbe uscire su Science e poi su una buona parte della stampa europea tra cui El Pais, El Periodico, Le Monde, Le Soir ecc ecc. Da noi su repubblica. A partire da questa lettera poi si dovrebbero raccogliere le firme in tutta Europa.
Se volete saperne di più questo è il profilo facebook dei francesi: https://www.facebook.com/SciencesEnMarche
Questo è l'articolo uscito sul Fatto Quotidiano.
Giovedì prossimo sarà pubblicata su Nature la lettera scritta per lanciare l’appello Europeo. Dopo dovrebbe uscire su Science e poi su una buona parte della stampa europea tra cui El Pais, El Periodico, Le Monde, Le Soir ecc ecc. Da noi su repubblica. A partire da questa lettera poi si dovrebbero raccogliere le firme in tutta Europa.
Se volete saperne di più questo è il profilo facebook dei francesi: https://www.facebook.com/SciencesEnMarche
Questo è l'articolo uscito sul Fatto Quotidiano.
lunedì 21 luglio 2014
Appello all'Europa
Ai membri del Parlamento
Europeo
Ai Commissari dell'unione
Europea
Come si vuole che
sia sentita l'Europa?
Ci rivolgiamo con la presente alle Massime Autorità Europee,
per denunciare una situazione che nel nostro Paese è diventata insostenibile, e
mina alla base il senso di appartenenza all'Europa.
I nostri Governi che si sono succeduti negli ultimi tempi,
hanno sempre più provocato il degrado del mondo della cultura, della ricerca, e
dell'istruzione in Italia.
In questo periodo, ormai lungo, di crisi economica, l'Europa
è stata sistematicamente evocata dai nostri politici a giustificazione di
scelte draconiane, di nuove tasse, di restrizioni di ogni tipo al welfare. Noi
saremmo buoni, ma non abbiamo scelta: “ce lo chiede l'Europa”. A fronte di ciò,
è socialmente fisiologico che si formino, e prosperino, movimenti xenofobi,
entieuropeisti ed etnocentrici; specie, come emerge chiaramente da una attenta
analisi dell'ultimo voto europeo, prendendo in considerazione il livello di
istruzione dei votanti, nelle frange meno acculturate della popolazione.
Ma l'Europa ci dice anche che siamo il Paese con la
percentuale minima di laureati; il Paese che spende meno, in proporzione al
PIL, per l'istruzione; il Paese che più trascura uno dei più ingenti patrimoni
culturali del mondo.
Il blocco del turn over, ormai storico, impedisce il
ricambio generazionale nel mondo della docenza, e, quel che è peggio,
interrompe la catena della trasmissione del sapere. Il sistema della docenza si
basa ormai sul precariato e sullo sfruttamento dei giovani; per i quali
battiamo ogni record di disoccupazione e di sotto-occupazione.
Molti nostri politici fanno proclami che pongono
l'istruzione al centro della ripresa e dei loro obiettivi; ma mentono
spudoratamente, e smantellano, distruggono, attaccano nei fatti, con assiduità
e costanza, il mondo della cultura. L'università è un sistema allo sfascio,
sempre più sottofinanziato e sottodimensionato rispetto ai bisogni reali del
Paese, alla sua storia, alla sua vocazione intrinseca, alle sue intime radici.
Troppo lungo sarebbe mettere qui in risalto i guasti, dall'aumento esponenziale
di pratiche burocratiche assillanti, all'adozione di un sistema di misurazione
del merito tragicomico, al protervo dirigismo dei provvedimenti, entro i quali
una ristretta casta di persone, che storicamente, per qualche ragione, quasi
mai per meriti scientifici, si trova ora in una situazione di privilegio,
spadroneggia in un sistema impermeabile alla ragione e alle esigenze della
ricerca e della cultura.
L'Europa ci dice che abbiamo un debito pubblico elevato?
Bene, ascoltiamo l'Europa! L'Europa ci dice anche, però, che abbiamo il minor
numero di laureati del continente. Bene, ma questo possiamo tranquillamente
ignorarlo. Ecco il paradosso, ed ecco perché ci rivolgiamo a Voi, Massime
Autorità Europee: volete che anche la comunità scientifica, che il mondo della
scuola, il mondo dei giovani scienziati cominci a propendere verso le ragioni
centrifughe, localistiche, anti-europee? Perché se l'Europa in questo caso
tace, allora anche dalla comunità scientifica è sentita come chi sia tuo socio
ed amico quando c'è profitto, e ti ignori quando c'è perdita.
Malgrado l'Europa ci dica che siamo il Paese con il minor
numero di laureati, uno dei massimi esponenti del nostro Ministero
dell'Istruzione, nel confermare l'adozione del numero chiuso, che ostacola
ovviamente in modo pesante l'accesso dei giovali all'istruzione superiore, ha
recentemente sostenuto che:
“di fatto non è
possibile rispondere alle esigenze di oltre 80 mila aspiranti studenti
universitari, non si può immaginare una crescita di spesa pubblica per
soddisfare il fabbisogno della popolazione giovanile a cui consentire l’accesso
all’università pubblica”.
L'Europa, questa grande,
storica realtà, che si vanta della sua plurimillenaria “cultural heritage”,
quella stessa Europa che ha tanto da chiedere al poveraccio che si vede ogni
giorno decurtare lo stipendio in nome della sacertà dei conti, non ha nulla da
chiedere a questo signore, che non molto tempo fa, in qualità di rettore,
tuonava contro il numero chiuso? O l'ubi consistam dell'Europa si
risolve nel compito dell'esattoria ragionieristica?
Sia ben chiaro: la
nostra intenzione non è quella di chiedere finanziamenti, malgrado i livelli
italiani sfiorino ormai il ridicolo: lo 0,7% del PIL per la ricerca, un terzo
della media europea. Al di là di questo nodo, che l'Italia sarebbe bene in
grado di risolvere da sé, sol che volesse, ci sono molte soluzion, pronte da
tempo fin nei dettagli, che la comunità scientifica condivide, e che non
inciderebbero sugli aspetti economici, o avrebbero effetti marginali. Si prenda
ad esempio l'adozione del Ruolo Unico della docenza universitaria, che
spazzzerebbe di colpo il malaffare delle baronie accademiche: praticamente
tutte le organizzazioni dei docenti lo vanno chiedendo da tempo; in poco tempo,
riproponendo la vexata questio, abbiamo contato più di 1.700 adesioni,
che Vi alleghiamo. Ma questo non è il nodo, vuole essere solo un esempio. Il
messeggio di sostanza è: se vogliamo fare anche gli Europei, e non solo
l'Europa, dall'istruzione, dalla scuola, dall'incremento e dalla condivisione
della ricerca bisogna cominciare.
Perché l'Europa, così
attenta valutatrice delle cose italiane in campo economico, in questo non
ha niente da dire?
Angelo D'AMBRISI
Università di Firenze
Andrea ABATE Università di Salerno
Emma BUONDONNO Università Federico II
Adriana BRANCACCIO II Università di Napoli
Petronia CARILLO II Università di Napoli
Armando CARRAVETTA Università Federico II
Calogero Massimo CAMMALLERI Università di Palermo
Marco COSENTINO Università dell'Insubria
Brunello MANTELLI Università della Calabria
Maurizio MATTEUZZI Università di Bologna
Valeria MILITELLO Università di Palermo
Enrico NAPOLI Università di Palermo
Ugo OLIVIERI Università Federico II
Giorgio PASTORE Università di Trieste
Delia PICONE Università Federico II
Sergio BRASINI Università di Bologna
Giorgio TASSINARI Università di Bologna
Sergio BRASINI Università di Bologna
Giorgio TASSINARI Università di Bologna
giovedì 17 luglio 2014
Così si spegne l'Europa delle lampadine
di Armando Carravetta
Università degli Studi di Napoli Federico II
Ci sono aspetti della vita quotidiana nei quali noi italiani, anche quelli del profondo sud, sentiamo di essere europei. Le automobili più eco compatibili, ad esempio, sono euro 5, o euro 6. Guai ad avere una macchina Euro 4 che non può circolare nelle grandi città. Per gli elettrodomestici ci siamo abituati alle targhette colorate che individuano subito le classi di consumo. Persino sulle lampadine insistono le stesse etichette e passiamo a tecnologie sempre nuove, neon, led e chissa' quant'altro.
C'è però un campo dell'illuminazione in cui non vogliamo proprio cimentarci ed è la cultura, vero faro della civiltà e del progresso socio economico. Per la verità qui il richiamo dell'Europa e' meno stringente. Non si parla di direttive o regolamenti, ma di politiche comunitarie. Quasi a lasciare intendere che si lascia ciascun paese libero, su alcune materie, di agire motu proprio, mentre su altre, vedi il rapporto debito pil, i vincoli sono così stringenti da strozzare. Ciononostante l'Europa non ci vorrebbe ignoranti. Vorrebbe aumentare il numero dei laureati, favorire l'integrazione già durante la laurea, sviluppare ricercatori e docenti di qualità.
Eppure i governanti italiani hanno deciso di usare proprio scuola, università e ricerca come un porcellino da cui rubare quel che manca per ogni occorrenza, ieri un po' di cassa integrazione, oggi gli 80 Euro promessi alle famiglie, domani chissà. Strano modo di fare quello di promettere 80 Euro alle famiglie e costringere le università ad aumentare le tasse di 100 o magari 200 Euro, come se quei soldi non uscissero da quelle stesse famiglie.
Nel frattempo scuola, università e centri di ricerca vivono una lenta agonia, fatta di taglio di sezioni e corsi di laurea, numeri chiusi, inutili riorganizzazioni per fantomatiche riduzioni dei costi, ipertrofia amministrativa causata dal controllo ossessivo della spesa corrente. E così in Italia stiamo crescendo giovani dotati di nuovi cervelli a risparmio energetico, in quanto del tutto incapaci di pensare come i loro coetanei europei. Triste primato di cui andare fieri!
Università degli Studi di Napoli Federico II
Ci sono aspetti della vita quotidiana nei quali noi italiani, anche quelli del profondo sud, sentiamo di essere europei. Le automobili più eco compatibili, ad esempio, sono euro 5, o euro 6. Guai ad avere una macchina Euro 4 che non può circolare nelle grandi città. Per gli elettrodomestici ci siamo abituati alle targhette colorate che individuano subito le classi di consumo. Persino sulle lampadine insistono le stesse etichette e passiamo a tecnologie sempre nuove, neon, led e chissa' quant'altro.
C'è però un campo dell'illuminazione in cui non vogliamo proprio cimentarci ed è la cultura, vero faro della civiltà e del progresso socio economico. Per la verità qui il richiamo dell'Europa e' meno stringente. Non si parla di direttive o regolamenti, ma di politiche comunitarie. Quasi a lasciare intendere che si lascia ciascun paese libero, su alcune materie, di agire motu proprio, mentre su altre, vedi il rapporto debito pil, i vincoli sono così stringenti da strozzare. Ciononostante l'Europa non ci vorrebbe ignoranti. Vorrebbe aumentare il numero dei laureati, favorire l'integrazione già durante la laurea, sviluppare ricercatori e docenti di qualità.
Eppure i governanti italiani hanno deciso di usare proprio scuola, università e ricerca come un porcellino da cui rubare quel che manca per ogni occorrenza, ieri un po' di cassa integrazione, oggi gli 80 Euro promessi alle famiglie, domani chissà. Strano modo di fare quello di promettere 80 Euro alle famiglie e costringere le università ad aumentare le tasse di 100 o magari 200 Euro, come se quei soldi non uscissero da quelle stesse famiglie.
Nel frattempo scuola, università e centri di ricerca vivono una lenta agonia, fatta di taglio di sezioni e corsi di laurea, numeri chiusi, inutili riorganizzazioni per fantomatiche riduzioni dei costi, ipertrofia amministrativa causata dal controllo ossessivo della spesa corrente. E così in Italia stiamo crescendo giovani dotati di nuovi cervelli a risparmio energetico, in quanto del tutto incapaci di pensare come i loro coetanei europei. Triste primato di cui andare fieri!
venerdì 11 luglio 2014
Petizione per il Ruolo Unico
CoNPAss invita a firmare questa petizione al Presidente del Consiglio e
al Ministro della Pubblica Istruzione perché la proposta d'istituzione
del ruolo del docente unico a valutazione periodica (RuDUV) sia attuata
come una delle prime riforme proposte dal governo:
http://chn.ge/PQt4Jq
Si tratta di una riedizione della proposta CoNPAss che ancora NON risolve i nodi del reclutamento, della valutaziuone e della progressione stipendiale, che tuttora sono oggetto di discussione nel direttivo CoNPAss. Riteniamo tuttavia che non ci si possa esaurire unicamente in un dibattito interno che rischia di diventare unicamente "accademico" nel senso deteriore del termine.
Precisamente come il documento R29A sul Ruolo Unico, questa petizione intende avere valore prima di tutto politico, riproponendo i temi del Ruolo Unico come soluzione per invertire il processo di crisi nel quale l'università è sprofondata, ponendo al centro del sistema universitario la persona e le sue reali capacità e eliminando le barriere precostituite tra le fasce di docenza e tra i professori e i ricercatori.
Con questo spirito, siete tutti invitati a sottoscrivere e a diffondere la petizione: http://chn.ge/PQt4Jq
http://chn.ge/PQt4Jq
Si tratta di una riedizione della proposta CoNPAss che ancora NON risolve i nodi del reclutamento, della valutaziuone e della progressione stipendiale, che tuttora sono oggetto di discussione nel direttivo CoNPAss. Riteniamo tuttavia che non ci si possa esaurire unicamente in un dibattito interno che rischia di diventare unicamente "accademico" nel senso deteriore del termine.
Precisamente come il documento R29A sul Ruolo Unico, questa petizione intende avere valore prima di tutto politico, riproponendo i temi del Ruolo Unico come soluzione per invertire il processo di crisi nel quale l'università è sprofondata, ponendo al centro del sistema universitario la persona e le sue reali capacità e eliminando le barriere precostituite tra le fasce di docenza e tra i professori e i ricercatori.
Con questo spirito, siete tutti invitati a sottoscrivere e a diffondere la petizione: http://chn.ge/PQt4Jq
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